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PIACENZA – STOP ALLE PUBBLICITÀ SESSISTE SU BUS E TABELLONI

Pronta a censurare, disponendo sanzioni e rimozioni, ciò che risultasse, a suo insindacabile parere, offensivo per la dignità del gentil sesso. Lo ha stabilito la giunta licenziando, nella seduta di ieri, una apposita modifica al regolamento dell’imposta sulla pubblicità. All’origine c’è la mozione approvata lo scorso gennaio in consiglio comunale su proposta della commissione delle elette.

La presidente Lucia Girometta (Fi) e le esponenti del Pd Laura Rapacioli, Sandra Ponzini e Miriam Bisagni hanno visto premiata la loro richiesta al sindaco, fortemente caldeggiata dall’assessore alle pari opportunità Giulia Piroli, di «porre in essere tutte le azioni necessarie per evitare la diffusione sui bus cittadini» e sui cartelloni di «pubblicità offensiva della dignità delle donne». Le modifiche al regolamento licenziate ieri dalla giunta proprio questo principio recepiscono, istituendo una commissione chiamata a sanzionare i casi “incriminati” una volta che se ne avrà segnalazione: sarà composta da tre dipendenti comunali – il responsabile del servizio sulle affissioni pubblicitarie, un funzionario dell’Avvocatura e un esponente delle Pari opportunità – e il suo parere risulterà vincolante, secondo il codice interno di autoregolamentazione. In consiglio comunale la mozione venne approvata al termine di una lunga discussione a tratti oltremodo polemica.

A votarla furono Sinistra per Piacenza e il Pd tranne Daniel Negri che non partecipò e Stefano Perrucci, contrario come quasi tutto il centrodestra (fece eccezione il sì della Girometta e l’astenzione del forzista Putzu) e altri esponenti della maggioranza: Gianluca Ceccarelli, Guglielmo Zucconi (entrambi gruppo misto), Samuele Raggi (Idv) e Roberto Colla (Moderati). Astenute Lucia Rocchi (Moderati) e Mirta Quagliaroli (M5s).

La mozione chiedeva di «dotarsi di regole che contrastino la diffusione di messaggi pubblicitari discriminatori e lesivi della dignità delle donne» utilizzandone il corpo «in primo piano» per promuovere prodotti commerciali senza alcuna «correlazione».

(tratto da liberta.it e da esterniamo.it)